Come nasce Labio Cosmetici, eccellenza italiana: intervista al dr. Burello.
Conversare con il dottor Ivano Burello ti lascia una sensazione strana, ma intensa. Laureato in podologia, gli è stata poi conferita una seconda laurea honoris Causa in scienze biomediche. È professore: insegna una tecnica di sua invenzione, la podocuria. Ma il dottor Burello non ha nessun tratto distintivo dell’accademico tradizionale. Mentre parli con lui, la mente vaga in una radura della foresta Amazzonica, davanti a un fuoco acceso e le stelle a decorare la volta del cielo: è uno sciamano che parla, uno stregone. Ma che ha saputo coniugare la sua preparazione scientifica con l’antica sapienza delle nonne italiane, degli aborigeni, degli indios. Per realizzare prodotti unici al mondo.
Ivano Burello è il fondatore di Labio Cosmetici, dove crea prodotti per la cura dei piedi, per la pelle, per le mani, che hanno il sapore e i colori dei luoghi che ha visitato. Fin da ragazzo ha visitato le tribù più remote per comprendere come si prendono cura di quel “motore perfetto” che sono i nostri piedi.
La storia di Labio Cosmetici è la storia di prodotti creati “con e per l’anima”, e non solo a fini commerciali. Una storia nata con un investimento di 5mila lire, qualche dura prova da superare e una passione indomita a cui attingere per continuare a camminare.
Figlio d’arte
La storia di Labio parte da lontano. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, Burello, laureato in podologia, esercita la propria professione. Ma si definisce anche “figlio d’arte”:
«Sono estetista, come mia madre prima di me».
Un passaggio fondamentale per la sua formazione. Perché, spiega, “la cura dei piedi nasce con le estetiste: all’università nessuno ti insegna come tenere un bisturi o tagliare un’unghia incarnita”.
Esercitando la propria professione, si rende conto di aver bisogno di creme per la cura dei piedi che non riesce a trovare sul mercato. E allora chiede alla nonna paterna. “I nostri nonni, i nostri avi sono i nostri grandi maestri”, spiega. Si fa raccontare di come, sbattendo insieme olio e limone, si ottenga un unguento utile per alleviare la secchezza del piede. Un rimedio tramandato dalla sua bisnonna.
Proseguendo negli anni, Burello si rende conto di aver bisogno di un altro prodotto. Poi di un altro e di un altro ancora. Fino a raggiungere la quota di 4 rimedi ideati e realizzati in proprio:
«A questo punto, decido di fondare una società per proporre creme, spray e unguenti che io uso con efficacia nel mio lavoro quotidiano. La prima azienda la chiamo congiungendo i nomi delle mie due figlie. A loro “dedico” anche due prodotti della linea: la crema Reby, da Rebecca, e lo spray Otto, da Ottavia. Una mattina, faccio un investimento di 5mila lire per “promuovermi”: invio fax e lettere, la posta di una volta, quella francobollata. Di notte mi cercavo i potenziali clienti – centri di bellezza, estetisti – sulle Pagine Gialle e poi mi presentavo. Di persona, o al telefono».
I 5 continenti in una crema
Con il cambio di nome a Labio Cosmetici, l’azienda di Burello assume un respiro internazionale. E ai rimedi ‘della nonna’, il dottore comincia ad aggiungere erbe, medicamenti, spezie che ha scoperto in lande lontane:
«Dico sempre che la mia più grande sfiga è stata la mia più grande fortuna: quando i miei amici andavano in discoteca, io me ne andavo in libreria. Quando loro andavano in vacanza a Rimini, io partivo per la jungla, per la foresta Amazzonica o andavo in Africa a studiare le tribù locali. Volevo riuscire a guardare i piedi nel loro stato libero».
Burello spiega che è una tradizione europea quella di mettere i piedi nelle scarpe, mentre nelle tribù che lui studiava, tutti camminavano scalzi. E di conseguenza conoscevano i rimedi naturali migliori per dare sollievo a quelli che il dottore chiama “il nostro motore”:
«Da questa osservazione sono venute fuori tante idee: ogni stregone mi diceva la sua sui propri medicamenti. Da questo studio, ho scelto i prodotti, le erbe e i frutti, che gli sciamani utilizzavano, per creare nuove linee per il mio brand».
Da qui l’idea anche di una crema speciale che abbracciasse nella sua essenza tutto il globo:
«Nella mia Shibeba ci ho messo dentro tutti e 5 i continenti. È il mio prodotto più caro e infatti è una vera e propria follia: costa 300 dollari, non la compra nessuno. Ma io non creo prodotti per il puro commercio: ci ho messo tutta la mia passione. Dietro c’è un romanzo, per cui non basta un’intervista per descrivere tutto quello che ci ho messo dentro!».
Ma Burello non abbandona l’idea di utilizzare i prodotti delle nostre sagge nonne. Nello spray Orinoco “ci ho messo le foglie d’edera, perché le vedevo nelle ciabatte delle vecchiette. Quando gli chiedevo perché, loro mi rispondevano “perché disinfiamma”. E allora l’ho usata anche io”. Dopo un viaggio a Stromboli, scopre la pietra pomice, “una pietra magica, che le donne utilizzano da centinaia di anni per levigare mani e dita. Io l’ho micronizzata e ci ho aggiunto timo, pioppo nero e menta acquatica, per creare un peeling unico al mondo, che non si risciacqua”.
L’incontro con Joykos
Il prodotto c’è. Manca però una rete commerciale che sia in grado di distribuirlo capillarmente. Abbiamo accennato all’impegno del dottore, che andava a caccia di clienti sulle Pagine Gialle, inviando cataloghi per posta:
«Sono quasi solo, in pratica: non ho rappresentanti che vadano in giro a presentare il prodotto. Facciamo tutto in casa, io e il mio socio, Flavio. Faccio il rappresentante di me stesso!».
A questo si aggiunge un buon canale di comunicazione che sono i corsi di formazione su una tecnica particolare: la podocuria. Inventata 42 anni fa dallo stesso Burello, ancora oggi è all’avanguardia, perché mette insieme le competenze della podologia, a cui si affianca la più classica delle pedicure.
Da due anni, la presenta in giro per l’Italia alle estetiste. Ma non chiamatela professione:
«Io la considero come un’arte, come modo per interpretare il piede, alleviandone problemi e dolori. Durante i corsi ho l’occasione di parlare anche delle mie “creature”».
In questo modo, il fatturato raddoppia, in circa due anni. Ma non basta, perché “il percorso è ancora troppo lento: come dicevo, sono solo. E girare una città d’Italia per volta, parlando a 10/12 estetiste non è una gran rete commerciale”.
Qui entra in gioco Joykos. I due fondatori, Joyce e Alekos, si presentano al dottore, mostrandogli la piattaforma che hanno ideato e le sue feature. Ma Burello non vuole saperne di capire come funziona: è già convinto dalla passione con cui ne parlano:
«Appena li ho incontrati, mi sono subito fidato. Ho in loro una fiducia spietata: ho deciso di affidarmi a Joykos a scatola chiusa. Ho poi compreso l’utilità del loro sistema nel tempo. E oggi posso dire che sta funzionando. In cosa lo trovo utile? Di certo ha semplificato la gestione: una volta che i miei clienti si sono iscritti, ho potuto gestire le vendite al dettaglio e all’ingrosso, associando listini diversi, pensati per ciascuno di loro. Ma poi ha semplificato la comunicazione: se pensate che fino a qualche mese fa ancora spedivo lettere con i francobolli e oggi so cosa è una chat e una newsletter!».
Superare gli ostacoli
Labio Cosmetici arriva oggi nei centri bellezza di mezza Italia e non solo: Shibeba e gli altri prodotti possono esser trovati fino a Dubai. Ma non è stato tutto in discesa. Perché, spiega, “dove c’è burocrazia, dove ci sono tasse, dove di mezzo c’è lo Stato, tutto si complica, tutto diventa più difficile. Quando ci si scontra con le istituzioni, è tutto in salita”.
Come quella volta, racconta, che “i NAS mi hanno sequestrato tutte le creme che avevo in istituto: ero stato denunciato perché, da podologo, per etica professionale, non avrei potuto produrre e vendere creme. Ma il giudice mi ha dato ragione: anche perché io non mi riconosco come podologo, non mi spaccio come tale”.
Come si affrontano simili ostacoli? Con determinazione, ma anche con gioia:
«Quando ci sono voglia d’intraprendere, allegria, passione, tutto diventa in discesa. Anche i muri, che si parano davanti, non li vedi più come un problema: l’ostacolo lo salti. O lo distruggi: prendi la rincorsa e lo butti giù. E la spalla con cui ci riesci è la tua passione».
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